Energia Libera - Eccone una modalità

giovedì 14 maggio 2009

Energia nucleare: costi e rischi.

L'italia negli anni sessanta avviò la costruzione di quattro centrali nucleari.
Quella di Caorso fu spenta nel 1986, poiché non reggeva il rapporto costi-benefici.
Le altre (Garigliano, Latina e Trino Vercellese) furono chiuse dopo il referendum del 1987.
Da allora, il compito di smaltire le scorie e la decontaminazione degli impianti sono stati affidati, prima, all'ENEL, poi, alla società statale SOGIN, finanziata soprattutto con il "contributo" per il nucleare, che, ancora oggi, paghiamo sulla bolletta dell'energia elettrica.
Quanto é costato smontare quattro impianti piccoli, (in Francia e Gran Bretagna gli impianti sono di dimensioni maggiori), che hanno funzionato appena una ventina d'anni?
La risposta é nell'ultimo bilancio sociale diffuso dalla SOGIN, con dati relativi alla fine del 2006 (le ultime attualmente disponibili).
A pagina 98, si legge che al 31 dicembre 2006, rispetto alla stima prevista dei costi a vita intera di circa 4,3 miliardi di euro, sono stati sostenuti costi per oltre il 18% dell'ammontare preventivato, a fronte di una percentuale di completamento fisico pari a circa il 6%.
Dopo 20 anni dallo stop, dunque, il lavoro era appena agli inizi, con un rapporto tra costi già pagati (18%) ed avanzamento delle opere (6%), il quale fa ragionevolmente pensare ad una notevole crescita futura delle spese. Quindi, siamo già, solo per la fase demolitiva, a quasi cinque miliardi di euro, quasi tutto denaro pubblico, da tasse e bollette, perché solo da pochi anni SOGIN ha alcune entrate proprie.
Infatti, nel 2000, ricevette, ad esempio, l'incarico di consulenza dal Commissario per lo smaltimento dei rifiuti in Campania.
Ma quanto costerebbe, ora, rifare centrali e depositi di scorie radioattive?
Il Governo italiano, tra le tecnologie sul mercato ha optato per il sistema francese della società AREVA, che ha in costruzione un reattore nucleare in Finlandia, unico nuovo impianto nucleare in progetto nel mondo occidentale, perché, tranne Corea del Nord ed Iran, quasi nessuno ormai realizza nuove centrali nucleari.
L'impianto finlandese di Olkiluoto doveva costare tre miliardi e 200 milioni di euro e doveva essere completato nel 2009. I lavori, però, vanno a rilento ed esiste un contenzioso tra il governo di Helsinki ed AREVA, perché il prezzo é salito, per ora, a quasi cinque miliardi di euro. Pertanto, si desume che i quattro reattori di "terza generazione" costerebbero all'Italia venti miliardi di euro, più altri cinque o sei per il deposito di scorie nucleari, più i costi della bonifica dei vecchi impianti: totale 30 miliardi di euro.
Con la tecnologia inglese, invece, i costi aumenterebbero a sei miliardi per ogni centrale nucleare. La "terza generazione", infine, non dà buoni risultati d'esercizio, tant'é vero che i francesi stanno studiando la "quarta generazione" di reattori nucleari.
L'Italia si candida, dunque, ad essere la cavia dei nuovi reattori, che nessuno ha mai realizzato finora, mancando ormai solo il voto positivo della Camera dei Deputati al D.d.L., che attribuisce al CIPE il compito di definire tecnologie, criteri per la scelta dei luoghi ed accordi con i privati nella costruzione delle nuove centrali nucleari, mentre presidenti e/o assessori elle regioni Puglia, Piemonte, Lazio, Toscana e Sardegna hanno già rifiutato la presenza di tali centrali sul proprio territorio. Fa riflettere, poi, il fatto che gli U.S.A. hanno speso 10,4 miliardi di dollari per il deposito radioattivo di Yucca Mountain, ma il sito non é stato giudicato sicuro, per cui i soldi investiti sono stati sprecati.

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